Adolescenti alle prese con interrogazioni e recuperi: come gestire al meglio questo periodo dell’anno.

La fine dell’anno scolastico per gli adolescenti alla scuola secondaria di secondo grado coincide con un periodo fitto di impegni scolastici. Ciò può incrementare vissuti di ansia circa la possibilità di riuscire a gestire il carico di lavoro e le relative conseguenze: giudizi in sospeso, ammissione agli esami, recuperi oppure una bocciatura. 

Paura: riconoscerla e accoglierla come esperienza emotiva  

La paura è un’emozione che sperimentiamo quando affrontiamo un evento esterno o un situazione che può essere oggettivamente pericolosa, la minaccia è reale. Provare paura prima dell’ultima interrogazione  decisiva dell’anno scolastico può avere una funzione adattiva perché permette allo studente di mobilitare le adeguate risorse per studiare. L’ansia si configura come una reazione di apprensione alle possibile conseguenze di un evento e non all’evento di per sé, per esempio rispetto al possibile esito. Anche in questo caso può avere un valore adattivo se aiuta ad attivare maggiore attenzione e sforzo nel compito da svolgere. Tuttavia se il ragazzo fatica a gestire e riconoscere pensieri catastrofici (“andrà male comunque, è inutile che studio”) l’intensità degli stati d’animo (paura, disagio) e delle reazioni fisiologiche (es. tremori, respirazione più veloce..) saranno intensi e potrebbero portare ad un evitamento dello studio e talvolta anche delle stesse prove.

Perché le verifiche generano ansia?

In ambito scolastico le prove da sostenere possono generare preoccupazione e talvolta ansia, perché si attiva la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, il timore di non essere capaci a superare la prova. Le richieste scolastiche rappresentano un compito evolutivo per l’adolescente, che deve attivare specifiche abilità cognitive (es. pianificazione dello studio, comprensione ecc…) e abilità di autoregolazione dei propri stati interni (apprensione, possibilità di fallimento). 

Alcuni suggerimenti utili per i ragazzi.

Per gestire al meglio questa fase dell’anno è importante prefigurarsi degli obiettivi per i quali si mettono in campo degli sforzi e si persevera nel raggiungerli. Per cosa sto studiando? Per avere una buona media? Per recuperare delle lacune? Per capire se questa è la scuola che fa per me?
È utile definire e pianificare un piano di lavoro che consenta di rendere maggiormente prevedibile (e quindi gestibile) lo studio.  In questa organizzazione dei tempi di lavoro è consigliabile mantenere degli spazi di svago e di riposo (es. ritmi sonno veglia regolari), che consentano di recuperare le energie fisiche e la concentrazione necessaria. Fare un’attività fisica permette al nostro organismo di abbassare la frequenza cardiaca e la tensione muscolare, con possibili benefici sul livello di arousal neurovegetativo ansiogeno. Quando si incontrano difficoltà si può chiedere supporto ai genitori, ai compagni e agli insegnanti. Coltivare il dialogo con i docenti è un aspetto cruciale, perché le loro indicazioni sono i punti cardinali che orientano l’approccio alle diverse materie.  

Alcuni suggerimenti utili per i genitori.

In questa fase dell’anno è importante supportare i ragazzi ad affrontare le richieste scolastiche al fine di sostenere in primo la crescita personale e la maturazione di strategie di gestione  dello stress.
In primo luogo i genitori costituiscono un modello di gestione dell’ansia prestazionale: le loro personali modalità  di gestione dello stress influenzano credenze dei figli rispetto alle prestazione di successo o insuccesso. 
Inoltre è importante accogliere i sentimenti di paura e preoccupazione dei figli, senza sminuirli o enfatizzarli ma indirizzarli ad azioni in linea con quanto vogliono perseguire i ragazzi.
Qualora gli sforzi attuati non portino al risultato auspicato è importante che i genitori favoriscano un clima di confronto non giudicante: la bocciatura può diventare un’occasione di riflessione su di sé, sui propri punti di forza e sugli aspetti da migliorare.    
E’ importante che i genitori monitorino e valutino la sintomatologia riferita affinchè si possa chiedere supporto ad uno specialista qualora sia necessario attuare strategie di lavoro più mirate e personalizzate: inquadramento delle difficoltà, psicoeducazione con l’adolescente rispetto ai meccanismi di funzionamento dell’ansia, riconoscimento dei pensieri disfunzionali e relativa defusione, tecniche di rilassamento e immaginative.