In tutte le classi ci sono degli alunni che non riescono a controllare il loro comportamento: possono essere bambini con iperattività, oppositività, provocatorietà o di scarso controllo delle emozioni.

Per gli insegnanti questi bambini sono imprevedibili e incontenibili, quindi alzano il livello di stress dei docenti e li fanno sentire impotenti e inefficaci.

Quando l’insegnante sente di non controllare la situazione spesso chiede agli specialisti esterni delle “strategie”, ovvero dei comportamenti che consentano loro di risolvere il problema dei bambini dal comportamento difficile.

Lo specialista per dare consigli che risultino efficaci deve conoscere bene, oltre alle caratteristiche del bambino, il contesto scolastico in cui è inserito, le dinamiche della classe e anche i comportamenti che i docenti mettono solitamente in atto nella relazione con l’alunno. Soprattutto deve fare in modo che siano gli insegnanti protagonisti di questo cambiamento e che riacquistino un maggiore senso di controllo e di benessere in classe. Questo è il motivo per cui nella maggior parte delle situazioni è fondamentale che uno specialista effettui un’osservazione in classe.

E’ possibile modificare alcune dinamiche negative che creano un senso di stress a docenti e alunni?

Sì, è possibile. Ma solo a fronte di un lavoro di rete che includa necessariamente tutte le persone coinvolte.

Come interrompere questo circolo vizioso e restituire agli insegnanti un maggior senso di controllo della situazione e di gestione della classe?

La prima cosa importante da tenere a mente è che l’insegnante può fare la differenza applicando delle azioni volontarie finalizzate ad una buona relazione con gli alunni difficili.

Ma PRIMA di passare all’azione è bene che l’insegnante si soffermi su questi punti.

Primo punto: quali emozioni prova l’insegnante quando un alunno con problemi comportamentali mette in atto azioni provocatorie, disturbanti o aggressive? La reazione emotiva dell’insegnante è la prima risposta e deve accettata, compresa e gestita. È naturale che l’insegnante si possa sentire irritato, arrabbiato o impaurito per quello che potrebbe fare l’alunno in preda ad una crisi di rabbia. La consapevolezza e l’accettazione delle proprie emozioni è il primo passo per avere il controllo su se stesso e decidere quali azioni mettere in atto. “Questo alunno mi fa andare fuori di testa, ma se io perdo il controllo delle emozioni non sono più io a decidere delle mie azioni…e sicuramente l’alunno non si calmerà facilmente”.

Secondo punto: quali sono le ipotesi dell’insegnante sul perché un certo alunno mette in atto dei comportamenti problematici? Se l’insegnante pensa che l’alunno sia così per una scarsa educazione da parte dei genitori probabilmente cercherà di fargli rispettare le regole anche a costo di essere rigido o punitivo. Se pensa invece che i suoi comportamenti siano finalizzati ad attirare l’attenzione dei compagni o dell’insegnante cercherà di ignorarlo, spesso senza successo. Se pensa invece che il bambino abbia bisogno di essere coinvolto, supportato o gratificato metterà in atto altre azioni per favorire un maggior benessere emotivo del bambino e migliori relazioni in classe.

Le emozioni e i pensieri dell’insegnante determinano i comportamenti che l’insegnante metterà in atto e che fungeranno da modello anche per l’alunno stesso.

E’ solo con questa dose di consapevolezza che l’insegnante può scegliere di mettere in atto alcune strategie che inizialmente potrebbero anche non risultare efficaci, ma l’aspetto altrettanto importante – oltre a sperimentare e saper osservare per capire cosa non ha funzionato – è riconoscere cosa ha funzionato. Bisogna non aver timore o imbarazzo di sbagliare approccio, però è importante avere l’umiltà, la flessibilità e la perseveranza di cercare di “aggiustare il tiro” grazie alle osservazioni e ai tentativi successivi. Per questo motivo serve tempo per migliorare i comportamenti in classe degli alunni difficili.

Infine, ma forse questo è il punto principale, il quarto punto determinante per ridurre i comportamenti negativi degli alunni è la convinzione di voler stabilire una relazione efficace, supportiva e di fiducia con il bambino: tanto più l’alunno percepisce che l’insegnante lo vuole aiutare a migliorare il suo comportamento tanto più vivrà emozioni positive e sarà più capace di autocontrollarsi perché sperimenterà meno frustrazione ed emozioni negative.

Ecco come l’insegnante può attivare volontariamente un circolo virtuoso partendo dalle sue emozioni, accedendo ai suoi pensieri, sperimentando delle strategie e guidato dalla convinzione di voler creare una relazione positiva ed efficace con l’alunno.