“Mamma, dov’è adesso il nonno? Ma poi torna?”. “Dov’è il nostro cane, perché non gioca più con me?”. “Cosa succede quando si muore?”. Prima o poi arriva il momento in cui i bambini fanno queste domande ai genitori. Può succedere quando viene a mancare una persona cara o così, senza un motivo apparente. Spesso, i genitori si trovano in difficoltà nel gestire questa conversazione, non sapendo come affrontare un argomento così delicato.

È importante non aspettare che la morte si verifichi in modo traumatico, ma parlarne serenamente quando si è in un contesto tranquillo e sicuro. Questo permetterà ai bambini di approcciarsi all’argomento con gradualità e senza timore. Spesso, sottovalutiamo la conoscenza che i bambini già possiedono della morte. Le fiabe, i cartoni animati, ma anche esperienze dirette come la perdita di un animale domestico o il semplice appassire di una pianta, li espongono al concetto di morte, anche se non ne comprendono appieno la natura.

Innanzitutto, è importante che in questi momenti i genitori superino le loro difficoltà a parlare di certi temi, a volte infatti si tiene il silenzio, si cambia discorso convinti di proteggere i figli da argomenti ritenuti dolorosi, ma non è così. Per i figli è fondamentale sapere che con i genitori si può parlare di tutto e che loro sono disponibili ad accogliere ogni loro domanda, su qualsiasi tema.

Anche se a volte spaventa, essere sinceri è spesso la strada più semplice. Le bugie, oltre ad essere inautentiche, possono generare confusione e disagio nei bambini, che sono molto abili a percepire le nostre emozioni. Nel caso non ci si sentisse sicuri di una risposta ad una domanda, non c’è nulla di male nel rispondere con semplicità: “Non ho una risposta alla tua domanda”. Ammettere di non avere una risposta ad una domanda, piuttosto che mentire, è un segno di onestà e rispetto verso il bambino. È importante, inoltre, rassicurarlo sul fatto che si continuerà a cercare la risposta per lui e che si è disponibili ad approfondire l’argomento in qualsiasi momento.

Chiamare le cose con il proprio nome è molto importante quando si parla con i bambini, perché aiuta a non creare confusione e fraintendimenti. Utilizzare espressioni come: “è andato via” invece di: “è morto” potrebbe per esempio creare nel bambino il timore anche per brevi separazioni dai propri cari. È inoltre importante non creare le condizioni che potrebbero portare i bambini a confondere la morte con il sonno. Sono quindi da evitare parole come “dormire”, “riposare”, “andarsene” quando si parla di morte.

La capacità di un bambino di comprendere la morte è strettamente legata al suo sviluppo cognitivo e, di conseguenza, cambia in base all’età e alle sue caratteristiche individuali. Secondo la psicologia dell’età evolutiva, la comprensione della morte si sviluppa in tre fasi distinte: – l’età prescolare: i bambini tendono a considerare la morte come reversibile e impersonale, fino ad una certa età questa idea è appropriata; – l’età tra i 5 e i 9 anni: la maggior parte dei bambini di quest’età inizia a realizzare che la morte è definitiva e che tutti gli esseri viventi possono morire. Solitamente però non mettono in relazioni la morte con loro stessi; – dai 9 anni all’adolescenza: in questa fase di sviluppo la morte viene considerata irreversibile ed inizia ad essere chiaro che un giorno riguarderà anche loro.

Più i bambini sono piccoli più hanno necessità di avere esempi concreti, spiegazioni semplici e brevi. Per esempio, si può parlare della morte come assenza di funzioni vitali. Può essere necessario ripetere i concetti più volte, perché i bambini imparano grazie alla ripetizione. Infine, è sempre importante osservare le reazioni del proprio bambino e modulare la comunicazione di conseguenza. Ci sono bambini che potrebbero porre da subito molte domande, mentre altri potrebbero stare in silenzio per poi riprendere l’argomento in un secondo momento.

Dopo aver affrontato l’argomento della morte i bambini potrebbero andarsene e tornare a giocare come se nulla fosse. Il loro modo di elaborare le emozioni è diverso da quello degli adulti e spesso necessitano di tempo e di momenti differenti per metabolizzare ciò che hanno appreso. In questi casi, è fondamentale non forzarli a continuare la conversazione se non se ne sentono pronti. Lasciamoli liberi di giocare e di distrarsi, dando loro il tempo necessario per assimilare le informazioni ricevute. Allo stesso tempo, è importante farci trovare pronti e disponibili in un secondo momento per poter riprendere l’argomento, qualora lo desiderino. Possiamo chiedere loro cosa hanno capito, se hanno altre domande o se c’è qualcosa che li preoccupa in modo particolare.

La morte è un tema complesso e delicato, che può risultare difficile da affrontare, soprattutto con i bambini. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la morte è una parte naturale della vita e che i bambini, prima o poi, dovranno confrontarvisi.

È importante ricordare che non esiste un modo giusto o sbagliato per parlare della morte ai bambini. L’importante è farlo con rispetto, onestà e amore, creando un ambiente sicuro dove il bambino possa sentirsi libero di esprimere le sue emozioni e domande.