Lo sviluppo del linguaggio è un aspetto fondamentale nella crescita del bambino.
I genitori sin dai primi mesi prestano particolare attenzione a tutti i progressi del figlio nella comunicazione verbale e, se hanno qualche dubbio, spesso ricorrono ai consigli del pediatra o si confrontano con amici e parenti.
Riconoscere i segnali di rischio
È importante sottolineare che lo sviluppo del linguaggio, soprattutto nelle sue primissime fasi di acquisizione, è caratterizzato da ampissima variabilità individuale.
Tuttavia, ci sono dei segnali che permettono di rilevare eventuali ritardi nell’acquisizione del linguaggio, come il numero di parole prodotte e la presenza di prime frasi in alcuni periodi della vita definiti “critici”.
Il primo linguaggio si osserva già dai 6 mesi quando il bambino emette suoni uguali e ripetuti “ma-ma” (questa fase si chiama lallazione). In questo modo il bambino ottiene sorrisi, vicinanza e contatto da parte dell’adulto. Successivamente produce suoni differenziati (ad es., “bakebakebake”); solitamente l’ordine di produzione delle consonanti è b, p, t, k, m, n.
Un bambino in grado di effettuare la lallazione produrrà le prime parole attorno ai 12 mesi e sarà in grado in grado di combinarle e quindi di produrre le prime “frasi” prima dei 24 mesi.
La valutazione specialistica
Esistono degli strumenti di valutazione/osservazione – che vengono utilizzati dagli specialisti quali pediatra, psicologo, logopedista in stretta collaborazione con i genitori – che permettono di identificare eventuali ritardi nello sviluppo linguistico del bambino.
L’intervento precoce, tra i 2 e i 3 anni, è infatti di fondamentale importanza, perché riduce il rischio di sviluppare difficoltà più rilevanti nelle fasi successive.
Se viene constatato un effettivo ritardo nello sviluppo del linguaggio, lo specialista – generalmente un logopedista o uno psicologo esperto di linguaggio – predisporrà il percorso più idoneo per potenziare le competenze comunicative del bambino.
Il bambino può recuperare spontaneamente?
- Circa il 10% dei bambini risulta avere i requisiti per essere definiti parlatori tardivi, cioè bambini che producono poche parole entro i 2 anni di età.
- Circa 1/3 di questi bambini continuano a manifestare difficoltà per cui è opportuno che vengano valutati da specialisti – psicologi, logopedisti – per una sospetta diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio.
- Gli altri bambini, che generalmente recuperano spontaneamente il ritardo di linguaggio entro la fine della scuola dell’infanzia, restano comunque maggiormente a rischio nell’acquisizione delle successive tappe dell’apprendimento scolastico, soprattutto quando si trovano di fronte a compiti linguistici complessi, come la comprensione del testo, l’esposizione orale e la produzione del testo scritto.
Prevenire problemi emotivi e relazionali
La riduzione del rischio è fondamentale anche per prevenire problemi psicologici di tipo emotivo e relazionale determinati dalle difficoltà linguistiche: il bambino con difficoltà linguistiche si sente meno competente, a volte viene ignorato perché il suo linguaggio non viene compreso, si sente emarginato dai compagni perché non riesce a comunicare con loro, a volte diventa aggressivo perché non riesce a farsi capire con le parole.
Consulenza multidisciplinare: psicologi e logopedisti
Il riconoscimento precoce e la consulenza ai genitori sono gli strumenti privilegiati per effettuare un’efficace terapia dei disturbi del linguaggio. In questo senso, il Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo, in un’ottica di multidisciplinarietà, si avvale della collaborazione di psicologi e di logopediste.
Presso il Centro per l’Età Evolutiva proponiamo un modello di intervento che coinvolge in modo attivo genitori ed insegnanti per renderli sempre più consapevoli ed esperti sia nel riconoscere i fattori di rischio nello sviluppo del bambino sia per intervenire in modo efficace nel contesto domiciliare e scolastico.