Il Mutismo Selettivo: una realtà frequente nei vari contesti di vita

Che cos’è il Mutismo Selettivo?

Il Mutismo Selettivo è un disturbo acquisito della comunicazione interpersonale; si tratta di un disordine dell’ infanzia caratterizzato da una persistente incapacità del bambino a comunicare verbalmente in uno o più contesti di vita sociale, all’interno dei quali ci si aspetterebbe, ed è spesso richiesto, l’uso del linguaggio verbale.

Il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia che deve soddisfare cinque criteri diagnostici: una costante incapacità a parlare in situazioni sociali specifiche, in cui ci si aspetta che si parli (per es. a scuola) nonostante il bambino sia in grado di parlare in altre situazioni; la condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale; la durata è di almeno un mese (non limitato al primo mese di scuola); l’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto in una situazione sociale; la condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione o da altri disturbi.

Il Mutismo Selettivo è un disturbo che riguarda circa 1 bambino su 140 (il dato è chiaramente sottostimato, poiché molti casi “lievi” rimangono sommersi). L’esordio si verifica tra i 2 e i 4 anni d’età e interessa maggiormente il sesso femminile.

Quali sono i segnali che possono farci sospettare la presenza del Mutismo selettivo?

E’ frequente un’ inibizione temperamentale: il bambino manifesta un’estrema timidezza, soprattutto nelle situazioni nuove in cui è richiesta una prima familiarizzazione con l’ambiente.
Il bambino prova una forte sensazione di disagio: ad esempio ha timore di essere presentato a persone sconosciute, di divenire oggetto di burla o critiche, di essere messo al centro dell’attenzione, che gli venga chiesto di eseguire una prestazione (ansia sociale). Spesso il disagio è accompagnato da lamentele somatiche.
I bambini con Mutismo Selettivo frequentemente assumono un volto inespressivo, una postura
goffa, rigida e tendono a evitare il contatto visivo quando sperimentano una forte sensazione di ansia.

Hanno un’emotività caratterizzata da preoccupazione eccessiva, tristezza, scoramento e sfiducia nei confronti di se stessi. Appaiono estremamente volubili, con sbalzi di umore; sono spesso inflessibili e testardi . Dal punto di vista comportamentale tendono al ritiro, alla chiusura e all’evitamento di tutte le
situazioni sociali che possono generare ansia. Questi bambini, inoltre, hanno un forte bisogno
di controllo interno
, ordine e struttura: ciò li rende particolarmente resistenti al cambiamento.

Si manifestano notevoli difficoltà comunicative e di socializzazione relativamente a contesti circoscritti, nonostante sia molto forte il desiderio di interazione sociale.

Talvolta i bambini con Mutismo Selettivo hanno un ritardo nello sviluppo, in particolar modo nell’area motoria, comunicativa e nella sfera della socializzazione.

 

Cosa possono fare i genitori che sospettano il Mutismo Selettivo nei loro figli?

Se i genitori dovessero riscontrare la presenza dei segnali sopra elencati nei propri figli, è bene rivolgersi a un esperto per approfondire i propri dubbi, senza aspettare che i segnali di disagio spariscano spontaneamente.

Un intervento precoce garantisce una riduzione dei tempi di lavoro, poiché la durata del Mutismo Selettivo può essere di molti anni, laddove i bambini non vengano trattati. In quest’ultimo caso il quadro di ansia potrebbe ulteriormente peggiorare e aumentare di complessità.

E’ essenziale un lavoro di rete bambino-specialista-genitori-insegnanti: soltanto se vi è una sinergia di intenti e modalità, è possibile rendere visibile un cambiamento. Nella nostra pratica clinica abbiamo esperienza di lavori integrati che hanno portato ad una remissione parziale o totale dei sintomi d’ansia nei contesti sociali allargati, con un buon livello raggiunto di benessere generale.

Il primo passo è non richiedere al bambino di parlare: dobbiamo togliere dai riflettori la comunicazione verbale, dobbiamo incentivare il più possibile il non-verbale, dobbiamo trasmettere al bambino l’idea che lui è importante al di là del fatto che parli o meno. C’è un circolo vizioso che dobbiamo spezzare: se gli chiediamo di parlare e aumentiamo le aspettative, proverà meno relax, parlerà di meno e manifesterà più ansia, noi allora insisteremo ancora di più e lui parlerà sempre di meno.  Dobbiamo fare in modo di fargli avvertire meno aspettative (prima di tutto non chiedendogli espressamente di parlare): solo così proverà più relax, comunicherà o parlerà di più e avrà meno ansia. Noi avremo sempre meno aspettative e lui si sentirà sempre più a suo agio, fino a sentirsi libero di poter parlare.

Con gli insegnanti è utile seguire le stesse linee guida e strutturare un intervento graduale per portare nel contesto scolastico maggior relax e aprire alla possibilità della parola.

Ricordiamoci che i bambini con Mutismo Selettivo non scelgono di non voler parlare: vorrebbero tanto parlare ma non ci riescono proprio perché bloccati dall’ansia. Cerchiamo quindi di comprendere questa paura e di non leggere il loro comportamento come un atto volontario o come una sfida personale: non è affatto così.