Gli studenti con disturbi specifici di apprendimento (DSA) non hanno difficoltà cognitive o di comprensione, ma di memorizzazione e automatizzazione di alcune procedure in ambito scolastico. Per supportare questi studenti e ridurre le conseguenze emotive che ne possono derivare, il consiglio di classe redige il Piano Didattico Personalizzato (PDP) per favorire il raggiungimento del successo formativo degli studenti.
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è un documento scolastico ufficiale che riporta il progetto educativo dedicato agli studenti con queste esigenze. Diamo il via a una serie di tre articoli con cui il Centro per l’Età Evolutiva spiega di che cosa si tratta, a cosa serve e cosa prevede.

Cos’è il PDP? 

PDP è l’acronimo di Piano Didattico Personalizzato ed è un documento scolastico ufficiale che riporta il progetto educativo dedicato agli studenti con difficoltà/disturbi di apprendimento o altri disturbi.
Il PDP è pensato, ad esempio, per gli alunni con DSA, per i quali la difficoltà non è nella capacità di apprendimento, ma nelle abilità di utilizzare i normali strumenti per accedere all’apprendimento, competenze che possono e devono essere supportate, secondo la normativa vigente, per il raggiungimento del successo formativo. Il PDP è, quindi, un patto fra docenti, Istituzione Scolastiche, Istituzioni Socio-Sanitarie e famiglia per individuare e organizzare un percorso personalizzato, nel quale devono essere definiti gli strumenti compensativi, le misure dispensative e i criteri di valutazione che possono portare alla realizzazione del successo scolastico degli alunni DSA.

Cosa si intende con il termine personalizzazione in questo caso? 

Come sottolinea Baldacci la personalizzazione dell’apprendimento indica l’uso di strategie didattiche finalizzate a garantire ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità intellettive. In altre parole, la personalizzazione ha lo scopo di far sì che ognuno sviluppi propri personali talenti.
Si evidenzia, quindi, l’importanza del PDP come strumento utile e costruttivo, che, se opportunamente interpretato e utilizzato nell’impostazione di metodologie didattiche, oltre a permettere l’apprendimento degli studenti con DSA, ha una ricaduta positiva sull’intero gruppo classe.

Quali sono le Fonti Normative principali del PDP?

  • La Legge 170 dell’8 ottobre 2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia quali disturbi specifici dell’apprendimento.
  • Il Decreto Attuativo n.5889 e le Linee Guida-12 luglio 2011 che spiegano in forma chiara e dettagliata tutte le azioni che gli Uffici Scolastici Regionali, le scuole e le famiglie devono attuare per la tutela e il supporto degli allievi con DSA.
  • La Circolare sui BESdel 2012 che definisce gli strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e l’organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica. 

Cosa contiene il PDP? 

La redazione deve contenere e sviluppare i seguenti punti:

  1. dati generali relativi allo studente (i dati dell’alunno integrati e completati con: le indicazioni fornite da chi ha redatto la certificazione e dalla famiglia, le osservazioni delle insegnanti sul lavoro condotto in classe e indicazioni relative alla scolarizzazione pregressa).
  2. descrizione del funzionamento delle abilità strumentali (lettura, scrittura grafica e ortografica, calcolo). La descrizione deve sottolineare i punti di debolezza e i punti di forza dello studente, deve inoltre indicare eventuali comorbilità (ad esempio ADHD, disprassia, disturbi del linguaggio…) e aspetti emotivi particolarmente rilevanti. La descrizione avviene attraverso: prove ed osservazioni sistematiche eseguite in classe e informazioni che provengono dalla diagnosi specialistica.
  3. caratteristiche comportamentali.  Partecipazione in classe, relazioni interpersonali, rispetto delle regole, gestione del materiale scolastico e organizzazione del lavoro, consapevolezza delle proprie difficoltà, senso di autoefficacia e autovalutazione dei propri processi di apprendimento.
  4. caratteristiche del processo di apprendimento. Nelle diverse materie o nei diversi ambiti di studio vanno individuati gli effettivi livelli di apprendimento raggiunti basandosi sia dagli elementi desunti dalla valutazione che dall’osservazione in classe. In particolar modo bisogna porre attenzione alla capacità del ragazzo nel memorizzare formule e procedure, nel recuperare informazioni quali date e definizioni e nell’abilità di integrazione di più informazioni ed elaborazione dei concetti.
  5. strategie e strumenti utilizzati per lo studio. Si deve porre particolare attenzione alle strategie utilizzate dall’alunno nel suo processo di acquisizione e di studio ed effettuare osservazioni sistematiche sul modo di procedere dello studente. Le strategie utili devono essere incoraggiate, mentre si deve far prendere consapevolezza di quelle disfunzionali. Risulta, inoltre, molto importante incentivare l’utilizzo di idonei strumenti per lo studio. Molto spesso si nota, infatti, che i ragazzi non si servono di supporti che pure possiedono (es. schemi predisposti per attivare la memoria) o utilizzano strategie non efficaci. L’osservazione del processo di apprendimento degli alunni comporterebbe una ricaduta positiva nella scuola con l’attivazione di percorsi sistematici, espliciti e continui, di riflessione sulle possibili strategie di studio da sperimentare per favorire la scoperta e la successiva costruzione del proprio modo di imparare.
  6. strategie metodologiche e didattiche adeguate. Per ciascuna materia o ambito di studio vanno individuate le metodologie più adatte ad assicurare l’apprendimento dell’allievo in relazione alle sue specifiche condizioni. Come ad esempio: attività laboratoriale, stimolare conoscenze pregresse, apprendimento cooperativo, utilizzo di mediatori didattici (mappe, schemi, immagini…), riduzione del carico esecutivo, proporre pause frequenti, usare gratificazione frequente (anche per piccoli risultati), valorizzare linguaggi comunicativi altri dal codice scritto (immagini, disegni, filmati ecc.), esplicitare quello che si presenterà durante la lezione per permettere allo studente di concentrarsi e non sprecare energie, riprendere ad inizio lezione quanto spiegato in quella precedente (didattica a spirale), anticipare il tipo di genere testuale che si proporrà (informatico-descrittivo-narrativo), formulare domande prima della lettura del testo, semplificare la struttura semantica delle frasi, dividere il compito in più parti, promuovere processi metacognitivi per sollecitare nell’alunno l’autocontrollo e l’autovalutazione dei propri processi di apprendimento, incentivare la didattica di piccolo gruppo e il tutoraggio tra pari, utilizzare parole-chiave per facilitare la comprensione/ memorizzazione di un argomento.
  7. strumenti e misure di tipo compensativo e dispensativo. È da tenere bene a mente che gli strumenti compensativi e dispensativi non facilitano gli studenti con DSA rispetto agli altri alunni, ma servono per metterli nelle stesse condizioni dei loro compagni, perché contrariamente ai normolettori non hanno processi automatizzati nella letto-scrittura. Alcuni strumenti compensativi che potrebbero, quindi, essere utili ai ragazzi con DSA potrebbero essere: rette dei numeri, tavole pitagoriche, cartine geografiche e storiche complete,tabelle delle misure e delle formule geometriche, formulari, sintesi, schemi, mappe concettuali delle unità di apprendimento, fasi svolgimento problema, schemi con le procedure, calcolatrice e fogli di calcolo, libri digitali, software didattici specifici, computer con sintetizzatore vocale, vocabolario multimediale, registratore e audiolibri. Le misure dispensative, invece, permettono allo studente di svolgere con alcuni accorgimenti o non svolgere le prestazioni che risultano particolarmente difficili a causa del proprio DSA. A seconda delle caratteristiche dei nostri ragazzi sono pertanto da evitare alcune prestazioni come ad esempio: la lettura ad alta voce, il prendereappunti, i tempi standard, la copia dalla lavagna, l’uso di tutti e 4 i caratteri di scrittura, l’utilizzo del vocabolario cartaceo, la scrittura sotto dettatura, l’eccessivo carico di compiti a casa, l’effettuazione di più prove valutative in tempi ravvicinati, lo studio mnemonico di formule, tabelle, definizioni, tempi verbali, tabelline, ecc. e la valutazione degli errori ortografici nella correzione degli elaborati scritti.
  8. criteri e modalità di verifica e valutazione. Basandosi sul principio dell’importanza di “valorizzare” oltre che “valutare”, è necessario concordare delle modalità di valutazione che permettano di far comprendere al ragazzo come verrà valutato. Sarebbe, quindi, opportuno, sulla base delle caratteristiche del ragazzo, concordare: verifiche e interrogazioni programmate, compensazione con prove orali di compiti scritti non ritenuti adeguati, valutazioni attente al contenuto e non alla forma ortografica e lessicale, riduzione della quantità di esercizi o concessione di tempi più lunghi per l’esecuzione delle prove, utilizzo di mediatori didattici durante le prove scritte e orali (schemi, mappe, tabelle), uso calcolatrice, predisposizione di testi di verifiche in stampato maiuscolo con carattere 14 e interlinea 2, consegne brevi e prive di doppie negazioni, prove informatizzate, valutazione dei progressi in itinere, scelta del carattere preferito per la scrittura ed esclusione dalla valutazione gli errori di calcolo e di trascrizione.
  9. patto con la famiglia. Il PDP, una volta redatto, deve essere consegnato alle famiglie, anche per consentire l’attivazione di indispensabili sinergie tra l’azione della scuola, l’azione della famiglia e l’azione dell’allievo. Tutti i protagonisti del processo devono potersi applicare al raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi, secondo modalità integrate, evitando fraintendimenti, dispersione di forze, contraddittorietà e improvvisazione. Si concordano pertanto regole riguardo l’assegnazione e lo svolgimento dei compiti a casa, le modalità su come vengono assegnati (con fotocopie, con nastri registrati, …), la quantità di compiti assegnati (tenendo conto che i ragazzi con DSA sono lenti e fanno molta più fatica degli altri occorre selezionare gli aspetti fondamentali di ogni apprendimento), le scadenze con cui i compiti vengono assegnati evitando sovrapposizioni e sovraccarichi, le modalità di esecuzione e presentazione con cui il lavoro scolastico a casa può essere realizzato (uso di strumenti informatici, presentazioni di contenuti appresi con mappe, PowerPoint ecc.).