Nella prima fase di Lockdown un primo questionario redatto dalla Dott.ssa Laura Ferla del Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo aveva raccolto i vissuti delle famiglie durante la situazione di “emergenza da Covid-19”. Erano state raccolte più di 400 risposte di mamme e papà da tutta Italia che lanciavano un chiaro messaggio di paura e difficoltà ad affrontare la nuova situazione, ma anche di forza e speranza nel domani.
Il secondo questionario, di cui trattiamo in questo articolo, approfondisce i sentimenti dei genitori e dei figli, cercando di individuare il vissuto dei primi nei confronti delle emozioni dei secondi, e focalizzando l’attenzione in particolare intorno alle famiglie che al proprio interno hanno bambini o ragazzi con handicap o bisogni educativi speciali.

Il campione

Sono state raccolte 444 risposte.
Il campione degli intervistati è composto dal 97,5% di mamme e dal 2,5% di papà.
Il 41,3% ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, il 28,6% tra i 35 e i 40, il 20,9% tra i 30 e i 35, il 4,5% ha più di 50 anni, il 4,5% ha tra i 25 e i 30 anni.
Il 50,9% del campione è un impiegato/quadro/insegnante, il 13,9% è un imprenditore/libero professionista, l’11,2% è casalinga/o, il 5% è operaio, il 4,6% non è occupato, il restante 14,4% ha altre occupazioni (educatrice, insegnante, ostetrica, infermiera, barista, ricercatore, operatore sanitario, estetista, collaboratrice scolastica, commessa, medico, bibliotecaria, giornalista, studente).
Il 52,4% degli intervistati ha conseguito una laurea o ha seguito degli studi post-laurea, il 39,2% ha un diploma di scuola superiore, l’8,2% ha la licenza media.
La regione di provenienza dei genitori che hanno risposto al questionario è principalmente la Lombardia (provincia di Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Brescia, Como, Lecco, Varese, Pavia, Mantova), ma sono pervenuti anche diversi questionari da altre regioni d’Italia: Sicilia (provincia di Palermo), Toscana (provincia di Lucca, Pistoia, Arezzo, Firenze, Prato, Pistoia), Piemonte (provincia di Torino, Alessandria, Cuneo, Asti), Emilia Romagna (provincia di Bologna, Modena, Rimini, Reggio Emilia, Ravenna, Piacenza), Lazio (provincia di Roma) Veneto (provincia di Verona, Venezia, Vicenza, Rovigo, Padova, Treviso), Campania (provincia di Napoli), Calabria (provincia di Reggio Calabria), Liguria (provincia di La Spezia, Imperia, Pisa, Savona, Genova), Trentino Alto Adige (provincia di Trento), Sardegna (provincia di Cagliari, Sassari), Friuli Venezia Giulia (provincia di Udine, Trieste, Pordenone), Puglia (provincia di Brindisi, Lecce, Taranto, Foggia), Abruzzo (provincia di Chieti), Valle d’Aosta (provincia di Aosta) e Marche (provincia di Pesaro-Urbino).
 
I sentimenti principali provati sono preoccupazione, ansia e tristezza, legati all’incertezza sanitaria, lavorativa ed economica del futuro. I figli invece, o almeno buona parte di loro, appaiono più nervosi, agitati, dall’umore altalenante. Il motivo che i genitori attribuiscono a queste manifestazioni emotive risiede nel fatto che i bambini/ragazzi hanno risentito troppo del distacco dalle loro figure educative di riferimento e dalle loro routine (scolastiche ed extrascolastiche), sentendosi smarriti. Il problema è stato amplificato per gli adolescenti che ricercano in modo più forte la socialità, e che se la sono visti negata (o radicalmente alterata).
Di fronte a questa realtà i genitori si sono sentiti impotenti: avrebbero voluto aiutare il figli ma non sapevano come fare. Hanno cercato di star loro vicini pur rendendosi conto di non poter sostituire i coetanei.
 
Alla domanda “quale risorsa personale dovrebbe mettere in campo un genitore per affrontare al meglio l’intera durata dell’emergenza”, la maggior parte dei genitori ha risposto “la pazienza”. Seguono la fantasia e la creatività, la resilienza, l’empatia, la complicità coi propri figli, l’ottimismo, la capacità organizzativa e la flessibilità, l’equilibrio, l’amore.
 
Il 76% degli intervistati ha un figlio con una difficoltà specifica o una disabilità.
Questi bambini, ancor più degli altri, hanno sofferto della mancanza di routine, del non poter uscire e  vedere i compagni, del fare i compiti senza le maestre o gli insegnanti di sostegno. Seguire le lezioni a distanza non è stato semplice per chi ha problemi di attenzione, avendo in casa maggiori fonti di distrazione e non essendo abituati a questo tipo di didattica.
Alcuni hanno riferito il disagio vissuto nel non poter avere contatti con i terapisti o aver sospeso le terapie.
I genitori di questi bambini fanno ancora più fatica a badare alla casa e a portare avanti il lavoro.
 
Queste famiglie ammettono di aver bisogno in primis di un supporto psicologico (per adulti o bambini) o pedagogico, ma anche di qualcuno che si prenda cura dei figli ogni tanto al posto loro o che li supporti nei compiti, o di insegnanti più presenti.
Una mamma scrive: “Avrei solo bisogno che qualcuno mi dicesse: ” tranquilla, stai facendo un ottimo lavoro”.
La speranza è che attualmente, nelle nostre città frenetiche in cui piano piano tutto sta ripartendo, ci ricorderemo di questo tempo, guardando con serenità e consapevolezza a ciò che siamo riusciti a fare come genitori, nonostante le difficoltà, e che ci ha dato l’occasione, come molte mamme e papà scrivono, di vivere una dimensione di intimità familiare che prima d’ora non ci era stato concesso di avere.