Le scuole sono chiuse dal 23 febbraio, e il 10 marzo, dopo diversi giorni di “prova” con i bambini a casa e di conciliazione lavoro-famiglia, la Dott.ssa Laura Ferla del Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo ha aperto un questionario che raccogliesse i vissuti delle famiglie durante questa situazione di “emergenza da Covid-19”. Il questionario si apre quindi nei giorni successivi al decreto che decide la prima chiusura delle attività lavorative “non essenziali” e proroga nuovamente la chiusura delle scuole. Nei giorni successivi, la situazione diventa sempre più drammatica: aumentano i casi di contagio e di decesso, soprattutto in Lombardia. Si decide dapprima di rendere l’intera Lombardia “zona rossa” e successivamente l’Italia intera “zona protetta”.

Abbiamo deciso di dare un primo rimando delle 400 risposte raccolte in questo periodo (che è durato “solo” una decina di giorni, ma che a noi pare interminabile), per rendere l’idea di ciò che stanno vivendo e pensando gli Italiani in questo momento. Ci sembra utile fornire questo resoconto anche e soprattutto perché ci rendiamo conto che le emozioni provate stanno evolvendo insieme alla situazione. Soprattutto in Lombardia, all’iniziale senso di smarrimento, è seguito lo sconforto, la tristezza per le persone perse, la rabbia, la preoccupazione crescente, l’ansia…

Il campione

Il campione degli intervistati è composto dall’87,5% di mamme e dal 12,5% di papà.
Il 39,8% ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, il 26,1% tra i 35 e i 40, il 21,6% tra i 30 e i 35, il 6,8% ha più di 50 anni, il 5,7% ha tra i 25 e i 30 anni.
Il 39,8% del campione è un impiegato/quadro/insegnante, il 19,3% è un imprenditore/libero professionista, il 9,1% è operaio, il 9,1% è casalinga/o.
Il 47,1% degli intervistati ha conseguito una laurea o ha seguito degli studi post-laurea, il 44,8% ha un diploma di scuola superiore, l’8% ha la licenza media.
La regione di provenienza dei genitori che hanno risposto al questionario è principalmente la Lombardia (provincia di Bergamo, Milano, Monza, Monza-Brianza, Brescia, Varese, Pavia, Lecco, Como, Mantova, Sondrio). Sono pervenuti anche diversi questionari da altre regioni d’Italia: Sicilia (province di Ragusa, Siracusa, Agrigento, Trapani), Toscana (province di Livorno, Siena, Firenze, Viareggio, Lucca, Pisa), Piemonte (provincia di Torino e di Verbania), Emilia Romagna (provincia di Reggio Emilia, Piacenza, Ferrara), Lazio (provincia di Roma e di Latina), Veneto (provincia di Verona e di Vicenza), Campania (provincia di Benevento e di Caserta), Liguria (provincia di Genova), Sardegna (provincia di Oristano), Friuli Venezia Giulia (provincia di Pordenone), e Marche (provincia di Ascoli Piceno).

Vediamo cos’hanno risposto le mamme e i papà alle domande del questionario.

  •  Cos’hai pensato quando hanno comunicato la chiusura delle scuole?

La maggior parte degli intervistati concorda con la scelta di chiusura delle scuole e riferisce un primo pensiero relativo alla gestione concreta dei figli a casa (“e adesso come farò? Come organizzerò la giornata?”) e alla conciliazione famiglia-lavoro (“come farò a lavorare da casa?”).
C’è anche chi pensa al lato positivo della situazione: “avremo più tempo per coccolarci”, “avremo del tempo per noi”, “mi godrò mio figlio”, “potremo rallentare i ritmi”… ma anche chi dice: “Nooo! E ora che si fa?? Non sono più abituata a essere mamma e moglie 24 ore al giorno…”.
C’è chi teme di non poter più pensare a se stesso: “Non avrò più tempo per me, non avrò più tempo per rilassarmi”.Viene sollevato il problema della gestione dei compiti a casa e della perdita di contenuti di apprendimento; ci si chiede se gli insegnanti saranno in grado di mantenere un contatto con genitori e figli, e se si riuscirà a seguirli nel modo corretto.
Come primo pensiero, qualcuno pensa anche alla socialità dei figli, che verrà minata, soprattutto se si tratta di figli unici. Chi invece convive con situazioni familiari problematiche, difficoltà scolastiche o disabilità, teme di non sapere gestire la situazione (“se perde le attività pomeridiane, come la terrò occupata?”, “mia figlia ha difficoltà nel rispetto delle regole e temo che tutto il lavoro fatto finora andrà perso… la forzata chiusura in casa affaticherà le nostre relazioni famigliari…non è facile stare 24 ore insieme in 80 mq”). E chi aggiunge “Decidere di chiudere le scuole è un attimo, decidere di riaprirle sarà difficilissimo”.
Ma qualcuno ha anche un pensiero di speranza: “devo farcela!”.

  • Qual è la difficoltà più grande da affrontare, avendo i figli a casa?

Sebbene una decina di persone riportino che non vi è alcuna difficoltà da affrontare, la maggior parte dei genitori si concentra su due aspetti: l’organizzazione della giornata, e la gestione del lavoro da casa.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ci si chiede soprattutto come evitare e gestire la noia (quest’ultimo è un termine molto ricorrente!), la monotonia e il tempo “vuoto”. Le mamme e i papà si chiedono come “tenere i figli impegnati tutto il giorno”, “stimolarli in continuazione con attività diverse”, “proporgli continue novità”, “inventare qualcosa per tenerli occupati e renderli felici”, “fare cose intelligenti”. Ci si chiede come far rispettare gli orari ai figli, come “evitare eccesso di tv e videogiochi”, “riuscire a non fare un’overdose di cartoni animati”. Per i più grandi, evitare un utilizzo eccessivo del cellulare. E’ difficoltoso anche seguire bambini di età diverse per via delle esigenze differenti: “vorrei trovare attività che vadano bene per entrambi”.

Qualche mamma dice “vorrei che non litigassero”, qualcuna riporta litigi continui (“la pazienza finisce, loro urlano e corrono”), “gestire la convivenza forzata a volte si traduce in grandi litigate e attimi di aggressività”. E’ difficoltoso seguire i figli nella gestione dei compiti, perché sono distratti, perché ci sono argomenti nuovi da affrontare, perché non si è abituati alla formazione a distanza. Ecco qualche testimonianza: “…la difficoltà più grande è scavalcare le giornate tra compiti da fare e lezioni on line.. mia figlia non è in grado di far fronte alle richieste del programma che ci propinano le maestre ogni giorno. Mi sono ritrovata a fare home-schooling da sola per mia figlia e per alcune sue compagne sostituendo di fatto il lavoro delle insegnati”, “Aiutarli nei compiti, insegnare loro argomenti nuovi, non ho competenze da insegnante ma da “mamma” e soprattutto non posso assumermi il ruolo di insegnante di sostegno del mio bambino più grande. Sono molto preoccupata per il vuoto che questa sospensione forzata porta con sé”.

Per quanto riguarda la gestione del lavoro da casa, è difficile “bilanciare lavoro e attenzioni ai figli”: “lavorare con un figlio che ti vorrebbe vicino a lui”, “non essere troppo disturbato quando devo lavorare”, “riuscire a lavorare in modo continuativo per qualche ora, mantenere la concentrazione. Anche le faccende domestiche diventano complicate se “i figli non riescono a giocare da soli”.

Diversi genitori si concentrano sulle emozioni: è difficile rimanere sereni e trasmettere tranquillità (“nonostante le ambulanze continue, le brutte notizie, la fatica”), gestire lo stress, non far trasparire la paura, gestire l’ansia per ciò che c’è fuori, “rassicurare i figli anche se noi abbiamo paura”. Qualcuno cita anche la paura dei figli “che non sanno cosa li aspetta”, accentuata dalla visione dei telegiornali. Le difficoltà aumentano se i figli hanno alcuni tipi di problematiche: “l’ansia e gli scatti d’ira di mia figlia… Ha una malattia rara, D. O. P. e iperattività, tenerla in casa senza contatti esterni peggiora il suo stato emotivo”, “mio figlio è autistico e la sua gestione è complessa”.

Infine, ma non meno importante, i genitori risentono della perdita del tempo da dedicare a se stessi: “non ho un minuto per me”, “non posso uscire”, “non posso andare al lavoro”, “sono stanco/a”, “mi preoccupa il mio stato psicologico, a volte mi servirebbe una pausa”.

Ci sono anche problemi “pratici” come il pagamento della retta scolastica, la gestione del cibo e il fare la spesa.

  • C’è qualcuno che ti sta aiutando? Di quale aiuto avresti bisogno?

La maggior parte dei genitori ha risposto che in questo momento non sta ricevendo alcun tipo di aiuto: sono infatti mamma e papà insieme, ma anche genitori single, a occuparsi interamente dei figli durante la giornata. In molti sottolineano come il partner li stia aiutando nella gestione del figlio, valorizzando ciò che viene fatto (“Mio marito è a casa con noi e mi aiuta moltissimo”). Anche nel caso di genitori separati, viene riportata collaborazione reciproca.
Una grossa fetta di genitori, inoltre, cita i nonni come risorsa essenziale per la gestione familiare, anche in questo delicato periodo (“mi aiutano tantissimo, senza di loro saremmo persi”). Tuttavia molte famiglie hanno deciso, soprattutto negli ultimi giorni, di ridurre i contatti con loro per evitare eventuali contagi.
Gli aiuti che si vorrebbero sono molti: in primis qualcuno che tenga i bambini, li faccia giocare (soprattutto se si deve lavorare), e fornisca idee per attività nuove, ma anche una donna delle pulizie, una cuoca per la preparazione dei pasti, un aiuto per i compiti (un tutor che affianchi il bambino, ma anche collaborazione da parte delle maestre, a cui si chiede di snellire il carico di lavoro e le consegne dei compiti, e di organizzare più lezioni on line per mantenere il contatto con loro). Una mamma scrive: “avrei bisogno di un educatore/formatore che marcasse a uomo ciascun figlio nello svolgimento di ogni attività”. C’è chi vorrebbe tener divisi i figli per poter dedicare a ciascuno del tempo personalizzato.

Qualcuno riconosce di aver bisogno di riposo, supporto psicologico, di poter staccare dai figli perché “vivere con loro 24 ore su 24 è faticoso”, di poter trascorrere qualche ora in solitudine.
Altri avvertono la mancanza dell’affetto dei propri genitori (che cerca di sopperire con le videochiamate), o degli amici (chiacchierare al telefono fa “fuggire” per un attimo da casa col pensiero).
Concretamente servono dei servizi veloci come la spesa on line, ma anche aiuti economici per poter acquistare il cibo e pagare le rette scolastiche e le bollette.
Non da ultimo, qualcuno sottolinea come sia lui/lei a dare aiuto ad altre persone: “anche questo aiuta”.

  • Se sei una lavoratrice/lavoratore, come stai conciliando famiglia e lavoro?

Sono state registrate un gran numero di risposte che indicano lo smartworking come modalità di lavoro principale adottata dai genitori in questo periodo. Questa soluzione porta però con sé numerose difficoltà: “faccio i salti mortali”, “cerco di non impazzire”, “ci vuole un grande sforzo di pazienza e organizzazione”, “lo faccio con grossi sacrifici/fatica/impegno”, “sono tirata, faccio tutto di corsa”, “lavoro il minimo indispensabile per non lasciare mio figlio tutto il giorno davanti al televisore”, “difficile lavorare da casa con i bambini che giocano, urlano, piangono e vogliono vedere quello che fanno mamma e papà”, “sono interrotta dai figli che devono aprire i link scolastici dal pc”. Diversi genitori riferiscono di dormire poco, soprattutto perché si alzano presto al mattino, mentre i bambini dormono ancora, per lavorare. La percezione è, tuttavia, che così facendo “si faccia tutto male”: mamme e papà si sentono “in affanno”, ma anche “stanchi e arrabbiati perché non dedichiamo il giusto tempo ai figli”.

Qualche genitore più tecnologico riferisce di fare “iper smart working” con notevole soddisfazione, i genitori-insegnanti “lavorano a tutte le ore per mantenere un contatto con gli alunni”, i genitori di alunni invece sentono di non riuscire a conciliare il loro lavoro da casa con il “dover fare scuola” ai loro figli. C’è chi ha semplicemente risposto dicendo di farcela perché… “sono una mamma (per fortuna)!”. In molti, in questo frangente, si sentono “fortunati” ad essere disoccupati. Un papà scrive: “resto a casa con il mio bambino: per me lui è sempre la priorità”.
Chi non riesce a fare smart working, sta usufruendo di ferie, maternità, congedo parentale, permessi non retribuiti, cassa integrazione, aspettativa. Alcune aziende hanno deciso di chiudere, e questo viene sentito come una tutela anche verso la propria genitorialità. Chi ancora lavora si divide tra turni opposti di mamma e papà, e ancora aiuti da babysitter e nonni, nonostante sia consapevole dei rischi di contagio.

  • Che sentimenti hai provato quando hai saputo delle restrizioni del nuovo decreto?

Sono molti i sentimenti in gioco in questo periodo. Il più comune è la paura: del contagio, per i propri familiari e gli anziani, per le condizioni negli ospedali, per il futuro, di perdere il lavoro. Una mamma dice di sentirsi come quando, anni fa, ha vissuto i bombardamenti nella sua città d’origine. Segue la preoccupazione legata agli aspetti economici, al futuro e alle attività scolastiche che rimangono indietro.
Anche l’ansia è un sentimento molto citato, insieme all’angoscia, legato all’incertezza della situazione e alla paura di non riuscire a conciliare famiglia e lavoro. In molti è preponderante la tristezza, il dispiacere, lo sconforto, che spesso sfociano in pianto: per non poter stare vicini ai propri cari (anche e soprattutto per chi lavora nel settore sanitario e deve limitare anche i contatti coi figli), per i figli che non possono socializzare coi coetanei. La tristezza diviene a volte malinconia, nostalgia (anche della vita frenetica fatta prima), sgomento, oppressione, disperazione.
Tra i genitori c’è anche molta rabbia: nei confronti di chi sottovaluta o ha sottovaluto la situazione, nei confronti del Governo che dovrebbe adottare misure più stringenti, per l’assenza di supporto alle famiglie e l’incoerenza delle decisioni, perché si ritengono necessarie ulteriori restrizioni e chiusure, perché c’è qualcuno che deve continuare a lavorare e non vorrebbe. La rabbia si unisce alla frustrazione e qualcuno dice di essere “furioso”; spesso è accompagnata dalla delusione dovuta alla sensazione di vivere delle ingiustizie.
In molti dicono di essere “in panico”, si sentono impotenti, smarriti, distrutti, a disagio, increduli, insoddisfatti, rassegnati, sono indignati e si vergognano per aver sottovalutato la situazione. C’è chi subisce il dover stare chiuso in casa come una prigionia e chi accusa la solitudine e soffre di claustrofobia. C’è anche chi ormai è “rassegnato”.
Ma ci sono anche sentimenti positivi in gioco: il senso di sollievo è più frequente dell’ansia e della tristezza, ed è dovuto alla percezione che si sta facendo tutto il possibile per arginare il problema. Moltissimi riportano un senso di felicità, serenità, soddisfazione, tranquillità, ma anche un senso di pace perché sono convinti che le misure più restrittive servano a fermare il virus e perché possono passare più tempo con i figli. In molti si dicono speranzosi: sperano che i comportamenti adottati servano a circoscrivere il virus, e che tutto passi in fretta.
Vi è anche un grosso senso di fiducia nei confronti delle Autorità, che rassicurano, tutelano, infondono protezione e sicurezza. Molti si dicono più consapevoli e avvertono un forte senso del dovere civico e di rispetto.

  • Desideri aggiungere altro?

Questa domanda è stata aggiunta per raccogliere ulteriori impressioni non emerse nelle domande precedenti e ha ricevuto moltissime risposte. In primis per ringraziare di aver avuto la possibilità di raccontare le proprie impressioni, o semplicemente per aver comunicato con qualcuno. Inoltre per rinforzare alcune risposte precedenti, come lo sconforto per la gestione dei compiti a casa (“le scuole dovrebbero capire che siamo già parecchio in difficoltà e che non possiamo sostituirci alla scuola”), il pagamento delle rette scolastiche, la paura per la crisi economica e la perdita del lavoro, la preoccupazione di chi lavora nei supermercati. Ma anche per dire all’Italia che “andrà tutto bene”. Ecco alcuni stralci di risposta:
“…Sappiamo benissimo la gravità della situazione… e che sarà dura la ripresa, ma tutto questo ci ha fatto riscoprire la lentezza, lo stare insieme, il parlarsi, il ritrovarsi anche tra marito e moglie… Ci fa ringraziare ogni giorno per quello che abbiamo e che per tanto tempo avevamo dimenticato per via della nostra vita frenetica.
“La nostra società non è a misura di genitori lavoratori. Con questa emergenza la situazione è davvero ingestibile.”
“Sarà dura tornare nella normalità e non vedere più un colpo di tosse come una minaccia.”
“Vorrei tanto capire come comportarmi con mio figlio… come fargli capire che dobbiamo stare in casa.
E che prima o poi passerà… ma forse è troppo difficile visto che non ci credo nemmeno io.”
“Mi sento spesso in colpa per non riuscire a gestire i miei bimbi al meglio in questo difficile periodo.”
“Desidero ringraziare tutte le persone che stanno lavorando per aiutare a salvare le persone.”
“…Come dice Einstein, la crisi è un’occasione: questa è una grossa crisi, cerchiamo di non farcela sfuggire.”

In conclusione, le mamme e i papà si sentono preoccupati, divisi tra famiglia e lavoro, “fanno i salti mortali” per conciliare tutto… ma dal quadro che abbiamo delineato risultano comunque forti. L’impressione è che, nonostante le grosse fatiche, si riesca a trovare le risorse per portare avanti la casa e l’attività lavorativa. Ci sembra di non farcela, ma non è così.

L’emergenza sta mettendo a dura prova le nostre emozioni, ma quel dirsi, quasi quotidianamente “andrà tutto bene” ci lascia sperare nel futuro e nell’idea che questo momento “sospeso nel tempo” possa rimanere nella nostra memoria per adottare più avanti stili di vita differenti (possibilmente con l’aiuto di chi ci amministra).

Lo studio continua, e vi saremmo grati se compilaste una nuova parte del questionario!