Didattica a distanza, smartphone, social network, gaming sembrano essere l’unica possibilità per gli adolescenti che vivono questa “seconda ondata COVID” per apprendere, mantenere i contatti sociali, sentirsi stimolati e vitali.

IN QUESTO MOMENTO STORICO NEL QUALE LA NATURALE SPINTA ALL’ESPLORAZIONE, TIPICA DEI GIOVANI, VIENE FORTEMENTE LIMITATA, QUALE SIGNIFICATO ASSUME LA TECNOLOGIA?

Le attività sportive sono sospese, i contatti sociali vietati, la scuola deprivata del suo aspetto relazionale: il rischio è rifugiarsi nella disponibilità H24 del web.

È un dato oggettivo che il numero di ore trascorso dai giovani (e non solo) davanti ai device tecnologici sia cresciuto esponenzialmente. Questo cambiamento non è attribuibile esclusivamente all’introduzione della didattica a distanza, ma è legato anche alla mancanza di stimoli provenienti dalla realtà esterna.

I social network, i giochi online multiplayer, youtube hanno un forte potere attrattivo sui ragazzi poiché sono in grado di generare piacere e gratificazione. Come? Il like ricevuto su Instagram, l’avanzare di livello in un videogame, il divertimento di un video attivano nel cervello dell’adolescente il cosiddetto “circuito del reward”, cioè il circuito della ricompensa. Il piacere che il giovane prova, in assenza di altre gratificazioni o stimoli attraenti all’esterno, lo spinge a continuare nell’utilizzo e nella ricerca del web. Rappresentano quindi, anche per il cervello, un valido antidoto al vuoto, alla noia o ad altre emozioni negative.

L’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA DUNQUE SOSTIENE O OSTACOLA IL BENESSERE DEGLI ADOLESCENTI?

Difficile dare una risposta definitiva. Se da un lato la tecnologia è indispensabile, sia per la didattica che a livello relazionale, dall’altro l’impiego massiccio porta ad importanti effetti collaterali.

Ad esempio la luce di smarthpone, tablet o pc può interferire con il ritmo sonno-veglia, stimolando l’attività del cervello e ostacolando un sonno ristoratore. Gli effetti negativi possono anche manifestarsi a livello emotivo, con improvvisi scatti di rabbia, maggiore reattività (ad esempio di fronte ad una richiesta del genitore o al divieto di utilizzo del videogioco) oppure apatia e calo del tono dell’umore. Per i ragazzi che già manifestavano sintomi di ansia in contesti sociali, la tecnologia può costituire un valido “ansiolitico”, che permette di evitare le emozioni intense tanto temute, che compaiono quando ci si trova a contatto con i coetanei.

In conclusione, l’invito ai genitori è di osservare con sguardo attento i figli adolescenti, senza sottovalutare la fatica e il peso delle limitazioni cui sono sottoposti, dando per assodato che “tanto sono grandi e possono capire”.

«SE MI ACCORGO CHE MIO FIGLIO STA ECCEDENDO, COSA POSSO FARE?»

La prima indicazione è sicuramente di condividere con il ragazzo questa preoccupazione, in un momento di tranquillità, per far sentire la vostra presenza ed eventualmente negoziare (e non imporre) con lui delle nuove regole.