I videogiochi e le serie tv catturano facilmente e per tanto tempo la nostra attenzione, al punto che spesso facciamo fatica a “staccare”, sia che siamo bambini, ragazzi o adulti.
Le motivazioni sono diverse così come le strategie che potrebbero aiutarci ad uscire dall’impasse.

Il potere attrattivo di videogiochi e serie tv 

I videogiochi così come le serie tv ci “raggiungono” ed entrano nella nostra quotidianità molto facilmente, incuriosendoci e catturando la nostra attenzione grazie a diversi tipi di stimolazioni. Stimolazioni visive, come la grafica, sempre accattivante e attraente, la scelta dei colori, i dettagli dei personaggi e le ambientazioni; stimolazioni uditive, come i suoni legati a specifiche azioni, le voci, le colonne sonore che li rendono immediatamente riconoscibili. Stimolazioni emotive e “mentali”, spesso infatti ogni vicenda o azione dei personaggi ci attiva positivamente o negativamente; rendendoci ansiosi, curiosi, agitati, felici. Insomma, in un solo episodio/livello possiamo provare una serie di percezioni ed emozioni che facilmente si ricollegano a un nostro vissuto, a situazioni presenti o passate della nostra vita. Facilmente ci immedesimiamo e ci sentiamo parte di quel qualcosa o quel qualcosa diventa parte di noi.
La suddivisione in puntate/livelli ci accompagna alla scoperta della storia e dei personaggi per passi, a poco a poco ci sembra di comprendere sempre di più i protagonisti, come se stessimo conoscendo qualcuno nella vita reale. La narrazione è veloce e a tratti lenta, diminuisce sempre nel momento più emotivamente carico o quando dovrebbe esserci lo scioglimento di quel particolare nodo narrativo; questo crea attesa. Un’attesa che ci fa rimanere incollati allo schermo come quando mandiamo un messaggio e attendiamo una riposta; quando restiamo un po’ “sulle spine”.
 
Ma non è finita qui, soprattutto per i videogiochi dobbiamo tenere in considerazione altri due aspetti molto interessanti: la suddivisione dell’obiettivo generale (descritto all’interno della trama) in tanti obiettivi più piccoli e i continui feedback ricevuti. La suddivisone in sfide, infatti, crea una stimolazione che permette al giocatore di ricevere frequenti conferme, relative alla correttezza delle sue azioni, che a loro volta lo aiutano a “non mollare” e a proseguire. In questo modo è anche più facile gestire la frustrazione che potrebbe crearsi in caso di sconfitta. Le piccole sfide, i piccoli obiettivi, i frequenti feedback e la percezione del progresso sono alcuni degli ingredienti “magici” che catturano l’attenzione e che ci fanno sentire competenti nel gioco, lo stesso può accadere nella vita di tutti i giorni. Ulteriore aspetto interessante è che il videogioco stimola un apprendimento esperienziale “Pensa, prova e verifica”. C’è, quindi, alla base un processo inconscio che è quello del “facendo si impara”, “Non mollare, riprova!”.

Esiste un tempo limite?

Parliamo, però, anche delle preoccupazioni che i genitori hanno riguardo alla quantità di tempo che i figli trascorrono guardando videogiochi e serie tv.
La società dei pediatri ha fornito alcune linee guida, come ad esempio un tempo limite di 2 ore nell’arco dell’intera giornata per bambini in età scolare, così come il divieto di giocare almeno un’ora prima di addormentarsi per evitare un’eccessiva stimolazione cognitiva che può ostacolare il sonno. Oltre alla gestione del tempo, è altrettanto importante che i genitori conoscano anche i contenuti di serie tv e videogiochi per due ragioni fondamentali: 1) verificare che i contenuti non siano diseducativi e incitino alla violenza (che potrebbe far aumentare i comportamenti aggressivi dei ragazzi); 2) la condivisione delle storie dei personaggi può favorire un dialogo tra genitori e figli per creare interessi comuni. Se il figlio sente che il genitore capisce le ragioni per cui è appassionato di una serie tv o videogioco a sua volta sarà più disponibile a comprendere le ragioni dei limiti posti dal genitore.

Alcuni consigli pratici

Ecco alcuni consigli pratici che possono aiutare i genitori nella gestione di serie tv e videogiochi con i loro figli.

  1. Stipulare un contratto per la gestione del tempo: la famiglia potrebbe creare un contratto, condiviso e firmato da ogni componente, al cui interno dovranno essere definite le ore e le modalità di utilizzo dei videogiochi e della tv.
  2. Le regole dovranno essere poche, chiare e prevedere delle conseguenze (ad esempio, se non viene rispettato il tempo stabilito, il giorno successivo il figlio non potrà utilizzare il videogioco).
  3. Pianificare la giornata: la famiglia potrebbe programmare all’interno della giornata quali attività devono essere necessariamente svolte (scuola, lavoro, compiti, attività sportive, colazione, pranzo e cena, hobby) e quali attività possono essere effettuate nel tempo libero; queste devono includere, oltre all’uso dei videogiochi e della tv, anche attività di gioco alternative (lego, gioco con gli amici, partitella di calcio). Per scandire il tempo delle varie attività è possibile ricorre al supporto di timer, app con il tempo, clessidre.
  4. Per gestire la frustrazione legata alla gestione del limite e dello stop è utile prevedere delle “attività di transizione”, cioè alcune attività piacevoli che rendano meno repentino e più “soft” il passaggio tra un’attività molto motivante e una meno divertente. La frase che solitamente diciamo ai nostri figli “spegni e fai altro” risulta infatti molto frustrante e difficile da gestire per i bambini. Inserire un’attività di transizione renderà meno faticoso iniziare i compiti o altre attività più impegnative che chiediamo solitamente ai nostri figli dopo il gioco.
  5. Le reazioni di rabbia: è molto importante anche imparare a gestire e affrontare le possibili esplosioni di rabbia, che sono spesso legate alla frustrazione di dover interrompere il gioco, al fatto di aver subito una sconfitta al videogioco oppure alle conseguenze negative per il mancato rispetto di una regola. Il genitore dovrebbe riuscire a prevedere ed anticipare i momenti di rabbia per aiutare il bambino a conoscerli e a gestirli, rassicurandolo che è normale subire sconfitte, fanno parte del percorso di apprendimento, così come può capitare che gli venga limitato il tempo di gioco se ha ecceduto, ma che potrà riaverlo nel momento in cui rispetterà le regole concordate insieme.
  6. Condividere per comprendere: è bene inoltre non limitarsi a regolamentare l’uso di questi strumenti, ma ritagliarsi del tempo per entrare a far parte del loro “mondo”, condividere le loro passioni e i loro interessi aiuta infatti a diminuire le distanze e i pregiudizi che spesso si creano e favorisce la relazione con i nostri figli.